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Il Tesoro di San Canzian d’Isonzo: Archeologia e Cristianesimo alle Origini

della redazione.

Ricostruire la storia di luoghi che oggi rischiano di passare inosservati o che, per lo meno, appaiono immutabili in virtù della loro vicinanza e famigliarità, è uno dei principi che muove il Consorzio Culturale del Monfalconese, da un punto di vista sia culturale che sociologico.

In questo contesto è possibile collocare «Ad Aquas Gradatas. Segni Romani e Paleocristiani a San Canzian d’Isonzo», una delle pubblicazioni più interessanti che hanno segnato la storia editoriale dell’allora CCPP – Centro Culturale Pubblico Polivalente e della storica rivista «Il Territorio».

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Cacciatori di Memorie

Cacciatori di memorie, un archivio di Comunità.

CACCIATORI DI MEMORIE è un progetto promosso e realizzato dall’ Ecomuseo Territori. Genti e memorie tra Carso e Isonzo in collaborazione con le tante associazioni presenti sul territorio ma anche con le tante persone che vogliono condividere la memoria di una comunità mettendo adisposizione documenti, pubblicazioni, diari, lettere, testimonianze audio oppure video- registrate, vecchi filmati amatoriali, oggetti, fotografie che contribuiscono ad alimentare l’Archivio della Memoria del Consorzio Culturale del Monfalconese.

Paesaggi rurali di confine. Sulle tracce dei gelsi storici

di Sonia Kucler

A Gorizia c’è un’interessante area rurale che si è preservata nel tempo grazie alla sua marginalità con valore paesaggistico, culturale e ambientale – dove il paesaggio rurale è composito ed i gelsi storici sono un elemento caratterizzante da preservare e incentivare – dove agire affinché questo schema tradizionale non si frantumi – dove è utile potenziare le siepi e gli impollinatori – dove la biodiversità coltivata è speranza per il futuro alimentare – dove il proprietario, l’agricoltore sono i veri custodi del territorio.

La Galleria Rifugio di Monfalcone prima che diventasse mainstream (Prima parte)

di Pietro Commisso

Una leggenda metropolitana (di Provincia) della “Monfalcone – Far West”

Nasco come appassionato di storia militare della Grande Guerra, un argomento che ho considerato per anni nevralgico per delineare e comprendere molti caratteri fondamentali della Comunità cui appartengo.

Questo anche prima di iniziare a capirci qualcosa.

Il Territorio della Bisiacaria, come quelli limitrofi, è tuttora segnato dalle tracce di quell’immane tragedia, tanto che non occorre allontanarsi dal sentiero segnato per accorgersi di fenditure nel terreno di indubbia natura antropica e indiscutibilmente bellica. I paesi ne censiscono ancora molte, sia in pianura che nell’altopiano: maledette e bramate un tempo, trascurate e imbonite alla meglio poi, furono per decenni mete di curiosi, spesso mal giudicati dall’opinione pubblica del borgo limitrofo. Sonai, questo il giudizio perentorio. A volte lo erano, molto spesso no.

Infine, furono “scoperte “dagli esperti di turno: appena in tempo per il centenario della loro costruzione. Centenario che nel bombardamento a tappeto di pubblicazioni, conferenze, simposi, festival, manifestazioni è stato – spesso – incapace di spiegare.

A leggiucchiare, inoltrandosi nell’argomento Grande Guerra, ci si accorge che è impossibile evitare termini geomorfologici: doline, grotte. Poi, grotte riadattate, ampliate, o costruite ex novo coi denti delle perforatrici o il potere dirompente dell’esplosivo. La guerra necessitava di prontezza ed efficienza di tipo militare, non poteva certo aspettare le ere geologiche necessarie alle gocce d’acqua per sciogliere la roccia.
La tecnologia del ‘900, tutta, riportò gli uomini in divisa a vivere nelle caverne. Novella Preistoria. Di nuovo.
Barbaria Antica recitava una stele commovente e carica di retorica e ciò a cui alludeva non era dissimile all’argomento in oggetto.

Ma le Barbarie non sono anche molti valori umani primigeni?

Altrove/Elsewhere

Altrove/Elsewhere è il titolo del Volume che il Consorzio Culturale del Monfalconese ha dato alle stampe nel marzo 2017, alla chiusura dell’omonima mostra, a cura di Paolo Malni, tenutasi presso la Sala Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia dal 29 novembre 2016 al 26 febbraio 2017.
I testi del Volume, in italiano e in inglese, riprendono in larga misura quelli della mostra, così come i materiali iconografici.

“Altrove” indica distanza e una condizione: quella percorsa e vissuta dai profughi della Venezia Giulia e del Confine Orientale in fuga dalle terre natìe attraversate, improvvisamente, dalla linea del fronte della Grande Guerra.
Quella grande tragedia che fu correttamente definita “suicidio d’Europa” inizia per le popolazioni del Litorale austroungarico all’esplodere dei colpi di Gavrilo Princip a Sarajevo il 28 giugno 1914: il feretro contenenti i corpi dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Este e della moglie Sofia che attraversa le strade di Trieste non è che il primo, oscuro presagio di ciò che sarebbe accaduto il 28 luglio successivo.

La Memoria della Salute

Cartolina anni 1960/70. Passo carraio, portineria e padiglione d’ingresso (a destra dell’ingresso, vicino al canale, il tiglio di cui si parla).

All’ombra del grande tiglio che sorvegliava l’ingresso della cittadella della salute di
Monfalcone, si poteva osservare il maestoso portale con la scritta “Ospedale civile”.
All’interno palazzine con i vari reparti e un gran via vai di gente, un giardino, una piccola
chiesa…
Oggi tutto questo è solo un ricordo.

La Bisiacaria

Cos’è la Bisiacaria? La domanda, apparentemente semplice, nasconde notevoli complessità. E prima ancora bisognerebbe chiedersi cos’è il “bisiàc”. Senza addentrarci nel terreno dell’etimologia del termine “bisiàc”, bisogna necessariamente osservare che le sue prime (e sporadiche) attestazioni risalgono a metà Ottocento. Silvio Domini e Aldo Miniussi sostengono che il termine “Bisiacaria” sia stato quasi sicuramente coniato da Enrico Marcon nel corso del Novecento. Proviamo allora a fare alcune considerazioni in margine alla domanda iniziale…

Idee intorno ad un museo per la storia della città dei cantieri: ventisette anni dopo

All’interno del IX numero della rivista “Il Territorio”, nell’edizione dell’anno 1998, un interessante articolo della studiosa Franca Marri raccoglieva diverse testimonianze ed ipotesi per l’istituzione futura di un museo da dedicare alla storia della cantieristica locale. All’interno di tale contributo, veniva paventata la possibilità di creare un vero e proprio polo, legato alla produzione cantieristica da un lato e alla storia della comunità di Panzano e, più in generale di Monfalcone, dall’altro.

Ancora nello stesso numero della rivista, la studiosa Fulvia Albanese, invece, proponeva un percorso didattico per la valorizzazione ed il mantenimento del villaggio operaio di Panzano. Esso, concepito attraverso una lezione teorica, una visita guidata ed un momento di verifica, metteva a confronto varie tematiche capitali per la comprensione storica della struttura urbana specifica di Panzano.

A distanza di ventisette anni da quelle prime proposte, il presente articolo ha l’obiettivo di verificare quali auspici sono stati effettivamente compiuti e qual è, attualmente, lo stato dell’arte a proposito del sistema museale monfalconese riferito alla cantieristica ed al villaggio operaio di Panzano.

PREVAL – Atti del convegno

Fra le pubblicazioni del Consorzio Culturale del Monfalconese va annoverato il volume (del 2014) degli atti dell’importante convegno “Natura e agricoltura nel Collio Goriziano – Il Preval” svoltosi a San Floriano del Collio nel 2012.

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Un Turismo Lento per Scoprire i Luoghi

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La mobilità ciclabile è una priorità strategica per gli obiettivi della riduzione dell’inquinamento e della migliore mobilità dei cittadini e ne stabilisce l’importanza fondamentale per la società e l’economia europee.

Anche in Italia si va diffondendo una domanda di turismo e tempo libero che privilegi la scoperta dei territori con mezzi ecologici.