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1914 – 1918 Scampare la Guerra

L’annata 1994 rappresenta un anniversario. La cupaggine provocata dal vicino conflitto che insanguina l’ex Jugoslavia stempera gli entusiasmi a riguardo di una Europa in continuo divenire, un “EST” che punta al “WEST” quantomai, forse illusoriamente, lontana dall’Europa di ottant’anni prima.
Eppure i Balcani tristemente (e nuovamente) in fiamme e alcuni reduci della Grande Guerra ancora in vita pongono quesiti.
Il Centro Culturale Pubblico Polivalente non è nuovo all’argomento della Grande Guerra e il “Quaderno del Territorio” N° 11 trae le sue origini dall’omonimo seminario “Scampare la Guerra” svoltosi presso la biblioteca di Fogliano Redipuglia nel dicembre 1991. Dato alle stampe nel 1994, il “Quaderno” non ha intenzioni revivalistiche neppure se pubblicato in un anniversario “a cifra tonda”. Tutt’altro.

Altrove/Elsewhere

Altrove/Elsewhere è il titolo del Volume che il Consorzio Culturale del Monfalconese ha dato alle stampe nel marzo 2017, alla chiusura dell’omonima mostra, a cura di Paolo Malni, tenutasi presso la Sala Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia dal 29 novembre 2016 al 26 febbraio 2017.
I testi del Volume, in italiano e in inglese, riprendono in larga misura quelli della mostra, così come i materiali iconografici.

“Altrove” indica distanza e una condizione: quella percorsa e vissuta dai profughi della Venezia Giulia e del Confine Orientale in fuga dalle terre natìe attraversate, improvvisamente, dalla linea del fronte della Grande Guerra.
Quella grande tragedia che fu correttamente definita “suicidio d’Europa” inizia per le popolazioni del Litorale austroungarico all’esplodere dei colpi di Gavrilo Princip a Sarajevo il 28 giugno 1914: il feretro contenenti i corpi dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Este e della moglie Sofia che attraversa le strade di Trieste non è che il primo, oscuro presagio di ciò che sarebbe accaduto il 28 luglio successivo.

La Memoria della Salute

Cartolina anni 1960/70. Passo carraio, portineria e padiglione d’ingresso (a destra dell’ingresso, vicino al canale, il tiglio di cui si parla).

All’ombra del grande tiglio che sorvegliava l’ingresso della cittadella della salute di
Monfalcone, si poteva osservare il maestoso portale con la scritta “Ospedale civile”.
All’interno palazzine con i vari reparti e un gran via vai di gente, un giardino, una piccola
chiesa…
Oggi tutto questo è solo un ricordo.

Nei Prati del Territorio

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Più che un libro possiamo definirlo un manuale di botanica popolare del Territorio.

Nel 2000 il compianto Dario Blasich con le pregevoli illustrazioni di Alfio Scarpa e con la collaborazione degli studenti dei corsi di botanica dell’Università della terza età del monfalconese (di cui Blasich era docente) pubblicò “Il quaderno delle buone erbe” che in 165 pagine – per i tipi del Consorzio Culturale del Monfalconese – ha analizzato le principali essenze botaniche spontanee del territorio tra i fiumi Isonzo e Timavo.

Ma nel libro non si elencano solo le essenze.

Scopri la nostra recensione!

Sagrado e la sua storia

Tra le diverse pubblicazioni edite dal Consorzio Culturale del Monfalconese, particolare attenzione merita la ristampa anastatica del volume “Sagrado e la sua storia”, scritto originariamente da Carlo Luigi Bozzi nel 1969 ed edito dalla Pro Loco su volontà dell’Amministrazione cittadina dell’epoca.

Il libro, ristampato una prima volta nel 1986, trova infine in questa edizione del 2006 un suo definitivo corpo rappresentando, ancora, un completo studio sulla realtà sagradese.

Scopri la nostra recensione!

Idee intorno ad un museo per la storia della città dei cantieri: ventisette anni dopo

All’interno del IX numero della rivista “Il Territorio”, nell’edizione dell’anno 1998, un interessante articolo della studiosa Franca Marri raccoglieva diverse testimonianze ed ipotesi per l’istituzione futura di un museo da dedicare alla storia della cantieristica locale. All’interno di tale contributo, veniva paventata la possibilità di creare un vero e proprio polo, legato alla produzione cantieristica da un lato e alla storia della comunità di Panzano e, più in generale di Monfalcone, dall’altro.

Ancora nello stesso numero della rivista, la studiosa Fulvia Albanese, invece, proponeva un percorso didattico per la valorizzazione ed il mantenimento del villaggio operaio di Panzano. Esso, concepito attraverso una lezione teorica, una visita guidata ed un momento di verifica, metteva a confronto varie tematiche capitali per la comprensione storica della struttura urbana specifica di Panzano.

A distanza di ventisette anni da quelle prime proposte, il presente articolo ha l’obiettivo di verificare quali auspici sono stati effettivamente compiuti e qual è, attualmente, lo stato dell’arte a proposito del sistema museale monfalconese riferito alla cantieristica ed al villaggio operaio di Panzano.

Un Turismo Lento per Scoprire i Luoghi

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La mobilità ciclabile è una priorità strategica per gli obiettivi della riduzione dell’inquinamento e della migliore mobilità dei cittadini e ne stabilisce l’importanza fondamentale per la società e l’economia europee.

Anche in Italia si va diffondendo una domanda di turismo e tempo libero che privilegi la scoperta dei territori con mezzi ecologici.

Monfalcone, Via Rossini 1 – l’Ospedale che non c’è più, di Edi Maurizio Fedel

Ogni tanto, percorrendo a piedi Via dell’Istria, strada di recente realizzazione che, attraversando l’area su cui sorgeva l’Ospedale, collega Via Rossini a Via Aquileia, mi soffermo ad osservare i grandi alberi, alcune nuove costruzioni e, lì accanto, in un’area recintata, le macerie dell’Ospedale, rimaste sul campo e diventate colline alberate. In quelle colline c’è il “corpo” e la storia di quelli che furono i reparti di Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia-Ginecologia e Pediatria. Osservando qua e là, ho tentato di collocare ciò che c’era e non c’è più, tranne la chiesetta che, in rovina totale, è ancora lì, “agonica”, quasi “morta”. Da sotto il filare dei platani, ormai centenari, l’immaginazione mi ha condotto a rivedere, sulla destra, i padiglioni di Ortopedia e di Ostetricia/Pediatria; davanti, invece, la cucina e la lavanderia, sulla sinistra i padiglioni, vecchio e nuovo, di Chirurgia, alle spalle Medicina e Radiologia. Nel giardino l’astrazione fantastica mi è apparsa come un’infinita animazione umana ed animale, qualche camice bianco che attraversava il giardino da parte a parte, alcune persone ricoverate che, nella bella stagione, sedevano sulle panchine coi i visitatori, uccelli canori, liberi e nelle gabbie, diffondevano il loro canto tra la vegetazione. Ho immaginato, purtroppo, ciò che nella realtà non è più tangibile, se non in qualche risparmiata essenza arborea, che profumava di tiglio, calicantus, o altro, nell’avvicendarsi delle stagioni. 

Dopo il mercato, l’arte

L’idea prevalente era affiancare a Monfalcone, città industriale, anche la cultura, normalmente tipica di altre città. Nacque così la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone in un sito centrale, in piazza Cavour, dopo interventi di recupero e ristrutturazione in quello che originariamente era il mercato coperto della città.

Ma facciamo un po’ di storia.

La Bisiacaria

Cos’è la Bisiacaria? La domanda, apparentemente semplice, nasconde notevoli complessità. E prima ancora bisognerebbe chiedersi cos’è il “bisiàc”. Senza addentrarci nel terreno dell’etimologia del termine “bisiàc”, bisogna necessariamente osservare che le sue prime (e sporadiche) attestazioni risalgono a metà Ottocento. Silvio Domini e Aldo Miniussi sostengono che il termine “Bisiacaria” sia stato quasi sicuramente coniato da Enrico Marcon nel corso del Novecento. Proviamo allora a fare alcune considerazioni in margine alla domanda iniziale…