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La Memoria della Salute

Cartolina anni 1960/70. Passo carraio, portineria e padiglione d’ingresso (a destra dell’ingresso, vicino al canale, il tiglio di cui si parla).

All’ombra del grande tiglio che sorvegliava l’ingresso della cittadella della salute di
Monfalcone, si poteva osservare il maestoso portale con la scritta “Ospedale civile”.
All’interno palazzine con i vari reparti e un gran via vai di gente, un giardino, una piccola
chiesa…
Oggi tutto questo è solo un ricordo.

Monfalcone, Via Rossini 1 – l’Ospedale che non c’è più

di Edi Maurizio Fedel

Ogni tanto, percorrendo a piedi Via dell’Istria, strada di recente realizzazione che, attraversando l’area su cui sorgeva l’Ospedale, collega Via Rossini a Via Aquileia, mi soffermo ad osservare i grandi alberi, alcune nuove costruzioni e, lì accanto, in un’area recintata, le macerie dell’Ospedale, rimaste sul campo e diventate colline alberate. In quelle colline c’è il “corpo” e la storia di quelli che furono i reparti di Chirurgia, Ortopedia, Ostetricia-Ginecologia e Pediatria. Osservando qua e là, ho tentato di collocare ciò che c’era e non c’è più, tranne la chiesetta che, in rovina totale, è ancora lì, “agonica”, quasi “morta”. Da sotto il filare dei platani, ormai centenari, l’immaginazione mi ha condotto a rivedere, sulla destra, i padiglioni di Ortopedia e di Ostetricia/Pediatria; davanti, invece, la cucina e la lavanderia, sulla sinistra i padiglioni, vecchio e nuovo, di Chirurgia, alle spalle Medicina e Radiologia. Nel giardino l’astrazione fantastica mi è apparsa come un’infinita animazione umana ed animale, qualche camice bianco che attraversava il giardino da parte a parte, alcune persone ricoverate che, nella bella stagione, sedevano sulle panchine coi i visitatori, uccelli canori, liberi e nelle gabbie, diffondevano il loro canto tra la vegetazione. Ho immaginato, purtroppo, ciò che nella realtà non è più tangibile, se non in qualche risparmiata essenza arborea, che profumava di tiglio, calicantus, o altro, nell’avvicendarsi delle stagioni. 

Il Tesoro di San Canzian d’Isonzo: Archeologia e Cristianesimo alle Origini

della redazione.

Ricostruire la storia di luoghi che oggi rischiano di passare inosservati o che, per lo meno, appaiono immutabili in virtù della loro vicinanza e famigliarità, è uno dei principi che muove il Consorzio Culturale del Monfalconese, da un punto di vista sia culturale che sociologico.

In questo contesto è possibile collocare «Ad Aquas Gradatas. Segni Romani e Paleocristiani a San Canzian d’Isonzo», una delle pubblicazioni più interessanti che hanno segnato la storia editoriale dell’allora CCPP – Centro Culturale Pubblico Polivalente e della storica rivista «Il Territorio».

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Sagrado e la sua storia

Tra le diverse pubblicazioni edite dal Consorzio Culturale del Monfalconese, particolare attenzione merita la ristampa anastatica del volume “Sagrado e la sua storia”, scritto originariamente da Carlo Luigi Bozzi nel 1969 ed edito dalla Pro Loco su volontà dell’Amministrazione cittadina dell’epoca.

Il libro, ristampato una prima volta nel 1986, trova infine in questa edizione del 2006 un suo definitivo corpo rappresentando, ancora, un completo studio sulla realtà sagradese.

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“Una Fabbrica sul Mare” di Paolo Fragiacomo

“Una Fabbrica sul Mare” di Paolo Fragiacomo è un ottimo volume per avvicinarsi alla scoperta della storia del cantiere navale di Monfalcone e del suo villaggio operaio.

Edito dal Consorzio Culturale del Monfalconese nel 2016, questo libro rappresenta una risorsa essenziale per chi volesse iniziare a comprendere maggiormente la storia dietro ad uno degli stabilimenti navali più importanti d’Italia.

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1914 – 1918 Scampare la Guerra

L’annata 1994 rappresenta un anniversario. La cupaggine provocata dal vicino conflitto che insanguina l’ex Jugoslavia stempera gli entusiasmi a riguardo di una Europa in continuo divenire, un “EST” che punta al “WEST” quantomai, forse illusoriamente, lontana dall’Europa di ottant’anni prima.
Eppure i Balcani tristemente (e nuovamente) in fiamme e alcuni reduci della Grande Guerra ancora in vita pongono quesiti.
Il Centro Culturale Pubblico Polivalente non è nuovo all’argomento della Grande Guerra e il “Quaderno del Territorio” N° 11 trae le sue origini dall’omonimo seminario “Scampare la Guerra” svoltosi presso la biblioteca di Fogliano Redipuglia nel dicembre 1991. Dato alle stampe nel 1994, il “Quaderno” non ha intenzioni revivalistiche neppure se pubblicato in un anniversario “a cifra tonda”. Tutt’altro.

Guerra e dopoguerra nei miei ricordi. 1940-1947, di Pierpaolo Vidali

Le vicende inerenti la Seconda guerra mondiale sono state largamente raccontate per quanto concerne i grandi eventi, eppure una parte sostanziale della memoria che, ancora oggi, possiamo continuare a tramandare di tali accadimenti è dovuta, principalmente, al ricordo di coloro che, all’epoca dei fatti, erano ancora bambini.

Proprio all’interno di questo contesto si situa la storia di Pierpaolo Vidali.

Idee intorno ad un museo per la storia della città dei cantieri: ventisette anni dopo

All’interno del IX numero della rivista “Il Territorio”, nell’edizione dell’anno 1998, un interessante articolo della studiosa Franca Marri raccoglieva diverse testimonianze ed ipotesi per l’istituzione futura di un museo da dedicare alla storia della cantieristica locale. All’interno di tale contributo, veniva paventata la possibilità di creare un vero e proprio polo, legato alla produzione cantieristica da un lato e alla storia della comunità di Panzano e, più in generale di Monfalcone, dall’altro.

Ancora nello stesso numero della rivista, la studiosa Fulvia Albanese, invece, proponeva un percorso didattico per la valorizzazione ed il mantenimento del villaggio operaio di Panzano. Esso, concepito attraverso una lezione teorica, una visita guidata ed un momento di verifica, metteva a confronto varie tematiche capitali per la comprensione storica della struttura urbana specifica di Panzano.

A distanza di ventisette anni da quelle prime proposte, il presente articolo ha l’obiettivo di verificare quali auspici sono stati effettivamente compiuti e qual è, attualmente, lo stato dell’arte a proposito del sistema museale monfalconese riferito alla cantieristica ed al villaggio operaio di Panzano.

La Bisiacaria

Cos’è la Bisiacaria? La domanda, apparentemente semplice, nasconde notevoli complessità. E prima ancora bisognerebbe chiedersi cos’è il “bisiàc”. Senza addentrarci nel terreno dell’etimologia del termine “bisiàc”, bisogna necessariamente osservare che le sue prime (e sporadiche) attestazioni risalgono a metà Ottocento. Silvio Domini e Aldo Miniussi sostengono che il termine “Bisiacaria” sia stato quasi sicuramente coniato da Enrico Marcon nel corso del Novecento. Proviamo allora a fare alcune considerazioni in margine alla domanda iniziale…

Nei Prati del Territorio

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Più che un libro possiamo definirlo un manuale di botanica popolare del Territorio.

Nel 2000 il compianto Dario Blasich con le pregevoli illustrazioni di Alfio Scarpa e con la collaborazione degli studenti dei corsi di botanica dell’Università della terza età del monfalconese (di cui Blasich era docente) pubblicò “Il quaderno delle buone erbe” che in 165 pagine – per i tipi del Consorzio Culturale del Monfalconese – ha analizzato le principali essenze botaniche spontanee del territorio tra i fiumi Isonzo e Timavo.

Ma nel libro non si elencano solo le essenze.

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