All’interno del IX numero della rivista “Il Territorio”, nell’edizione dell’anno 1998, un interessante articolo della studiosa Franca Marri raccoglieva diverse testimonianze ed ipotesi per l’istituzione futura di un museo da dedicare alla storia della cantieristica locale. All’interno di tale contributo, veniva paventata la possibilità di creare un vero e proprio polo, legato alla produzione cantieristica da un lato e alla storia della comunità di Panzano e, più in generale di Monfalcone, dall’altro.

Ancora nello stesso numero della rivista, la studiosa Fulvia Albanese, invece, proponeva un percorso didattico per la valorizzazione ed il mantenimento del villaggio operaio di Panzano. Esso, concepito attraverso una lezione teorica, una visita guidata ed un momento di verifica, metteva a confronto varie tematiche capitali per la comprensione storica della struttura urbana specifica di Panzano.

A distanza di ventisette anni da quelle prime proposte, il presente articolo ha l’obiettivo di verificare quali auspici sono stati effettivamente compiuti e qual è, attualmente, lo stato dell’arte a proposito del sistema museale monfalconese riferito alla cantieristica ed al villaggio operaio di Panzano.

Il percorso che ha portato all’apertura nel 2017 del Museo della Cantieristica di Monfalcone affonda le proprie radici in un periodo storico in cui il dibattito critico e museografico era particolarmente vivace in città, soprattutto a seguito del successo riscosso dalla mostra In cantiere: tecnica, arte, lavoro: ottant’anni di attività dello Stabilimento di Monfalcone del 1988. Questo grande evento espositivo recuperava la memoria storica del cantiere di Monfalcone, esplorandone le origini austroungariche, lo sviluppo tecnologico, la crescita del welfare aziendale e, chiaramente, la produzione.

Anche grazie alla cospicua presenza di documenti d’archivio era stato così possibile ricreare un mondo che, già sul finire degli anni Ottanta, appariva irrimediabilmente diverso. Sulla base di tali considerazioni, a dieci anni di distanza Franca Marri e Fulvia Albanese riflettevano sulla possibilità di istituire un polo museale e didattico riferito alla fondazione di un vero e proprio Museo della Cantieristica. Era il 1998 e all’interno della rivista “Il Territorio” venivano raccolte testimonianze e progettualità in merito.

L’Albergo Impiegati Celibi, costruito nel 1922, veniva individuato quale ipotetica sede per il futuro museo. Qui, nel tentativo di continuare quanto già iniziato dalla storica mostra del 1988, Valerio Staccioli, allora membro del comitato scientifico per il museo della cantieristica, visualizzava un museo dell’archeologia industriale, capace di raccontare dell’evoluzione stessa del territorio e della tecnica e prevedeva l’ausilio allestitivo di multimediali utili ad un approccio più interattivo con il pubblico.

Quasi trent’anni dopo, il Museo della Cantieristica rappresenta sotto vari aspetti un’evoluzione di quello stesso pensiero. Esso è situato all’interno dell’ex Albergo Operai Celibi nel villaggio operaio di Panzano, sede che, in questo caso, si pone a contrasto con quanto inizialmente pensato, ovvero l’Albergo Impiegati.

Veduta esterna dell’ex Albergo Operai Celibi – sede del Museo della Cantieristica di Monfalcone

Attraverso un allestimento agile e dall’alto contenuto multimediale, il museo affronta diverse tematiche che possono essere raggruppate in quattro nuclei: le origini del CNT (Cantiere Navale Triestino – prima amministrazione del cantiere, 1908 – 1930) e la costituzione del villaggio operaio; il cantiere navale e gli armatori; l’industria navale e le nuove navi da crociera; le espressioni artistiche legate al villaggio operaio di Panzano e alle navi di linea.

Della precedente ipotesi di collocare il museo all’interno dell’Albergo Impiegati rimane, in ogni caso, una forte volontà poiché, nel febbraio 2023, viene inaugurata la Porta di Panzano. Questo spazio innovativo, caldamente voluto dal Consorzio Culturale del Monfalconese, rappresenta un anello di congiunzione tra le realtà già strettamente interconnesse del Museo e del villaggio operaio. È un punto di accesso al villaggio operaio di Panzano ed è, allo stesso tempo, un luogo di raccolta storica della memoria del territorio. All’interno di questo ambiente, infatti, il visitatore ha la possibilità di entrare in contatto con il Fondo Cividini e con l’Archivio Bianchi, consultabili presso il CCM.

Interno storico dell’ex Albergo Impiegati Celibi, Fondo Cividini, ora sede della Porta di Panzano

Il MuCa e la Porta di Panzano insieme costituiscono oggi i due punti di riferimento per una visita didattica al villaggio operaio di Panzano. Grazie agli studi e alla valorizzazione promossa dall’ing. Edino Valcovich in comunione con gli obiettivi dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale), il villaggio di Panzano è confluito all’interno della proposta didattica del museo stesso il quale, tra le varie attività, offre la possibilità di effettuare una passeggiata guidata attraverso le strutture della company town in un itinerario che, idealmente, si sviluppa “da albergo ad albergo”.

Il MuCa è, inoltre, un museo basato su una forte componente immateriale. È la memoria collettiva, la testimonianza orale, che aiuta la struttura ad espandere la propria offerta didattica ed espositiva e ciò è possibile anche grazie ai legami con l’Associazione AUSER. Quattro volontari, ex dipendenti del cantiere navale e appartenenti all’Associazione AUSER, collaborano con il museo mettendo a disposizione la loro conoscenza del settore. Rappresentano la memoria viva della storia del cantiere e di Panzano e sono essenziali per la trasmissione della narrazione del museo in modo particolare alle nuove generazioni.

Il Museo della Cantieristica è nato dalla vivace discussione museografica che aveva preso piede a partire dalla mostra del 1988 dedicata allo stabilimento navale monfalconese. Sebbene il museo si ponga come evoluzione di quel progetto iniziale, esso presenta un percorso ben definito che esplora le origini e lo sviluppo del cantiere navale e del villaggio operaio, nonché le interconnessioni tra industria, arte e società. L’allestimento multimediale e interattivo rende accessibili le diverse tematiche trattate, mentre il legame con la memoria orale, attraverso il coinvolgimento di ex dipendenti, arricchisce l’esperienza del visitatore. Oggi, il MuCa e la Porta di Panzano si pongono come due punti di riferimento imprescindibili per comprendere la storia di Monfalcone, non solo attraverso la documentazione e le testimonianze storiche, ma anche grazie alla valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni.

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