Le vicende inerenti la Seconda guerra mondiale sono state largamente raccontate per quanto concerne i grandi eventi, eppure una parte sostanziale della memoria che, ancora oggi, possiamo continuare a tramandare di tali accadimenti è dovuta, principalmente, al ricordo di coloro che, all’epoca dei fatti, erano ancora bambini.

Proprio all’interno di questo contesto si situa la storia di Pierpaolo Vidali.

All’interno dell’ambito NOI E LA STORIA, serie di incontri organizzati dalla Biblioteca Comunale Sandro Pertini Ronchi in collaborazione con il Consorzio Culturale del Monfalconese – Ecomuseo Territori. Genti e memorie tra Carso e Isonzo, è stato presentato lo scorso gennaio il libro di memorie Guerra e dopoguerra nei miei ricordi. 1940-1947 di Pierpaolo Vidali.

Il volume rappresenta un’importante testimonianza degli effetti della Seconda guerra mondiale nei territori della Bisiacaria e, in questo caso specifico, anche nel Trevigiano.

Pierpaolo Vidali nel 1940 a 9 anni

Attraverso una narrazione evocativa, l’autore riflette su eventi che ne hanno profondamente segnato l’infanzia, a partire dai bombardamenti su Monfalcone e sul Villaggio Operaio di Panzano, fino alla permanenza in collegio presso Villa Cassis, a Crocetta del Montello (TV).

Per quanto concerne il ricordo della guerra nella Bisiacaria, Vidali rimembra con intensità l’episodio del cosiddetto “bombardamento di Delpho”, momento che sopravvive nella memoria locale anche come “bombardamento dei bambini”.

Il mago Delpho, al secolo Eriberto Hlavaty

Era il 4 marzo 1945 e, come riportato nella Cronaca del Convento dei Padri Francescani della Beata Vergine Marcelliana di Monfalcone, viene detto che:

«Oggi verso le 16, è stato nuovamente bombardato il cantiere. Alcune bombe sono cadute davanti alle porte del refettorio operai dove in quel momento un illusionista teneva uno spettacolo gratuito. Tra i presenti vi erano molti bambini e giovanetti»

Santuario della Beata Vergine Marcelliana, Monfalcone

Il prestigiatore in questione era per l’appunto il mago Delpho e le vittime in tutto furono cinque: due bambini, due donne e un uomo.

Vidali ricorda l’accaduto e si sofferma, all’interno del libro, a descrivere la realtà dei rifugi antiaerei disseminati all’interno del villaggio operaio:

«I rifugi antiaerei nel quartiere operaio di Panzano erano sicuri: costruiti su due piani, uno dei quali interrato, in cemento armato di forte spessore, con due ingressi protetti da spessi muri essi pure di cemento armato, resistettero anche quando vennero centrati dalle bombe, riportando solo modeste lesioni superficiali. Potevano ospitare 200 persone. Là dentro ci sentivamo sicuri ed avevamo ritrovato la tranquillità. C’erano là delle donne preoccupate per i loro figli che erano andati a vedere lo spettacolo di Delfo. Non so se vi furono vittime. Ricordo che, quando suonò il cessato allarme, Umberto ed io ritornammo tranquillamente a casa per il viale: era una bella giornata di sole»             

(da “Bombardamenti aerei”, pp. 35-36.)

Una garitta

In particolare, molto interessante è la tipologia delle garitte. Questi rifugi, dalla caratteristica forma a cono, erano in cemento armato ed erano spesso costruiti fuori terra. Ve n’erano anche alcuni interrati, fino a un determinato livello, così da garantire una maggiore sicurezza in caso di impatto delle bombe al suolo.

La memoria, come in questo caso, si costruisce pezzo per pezzo su situazioni fortuite e, anche, fortunate. Storie come quella di Vidali ci parlano di quanto la casualità degli eventi possa incidere sulle scelte che, in questo caso, determinano il nostro destino.