Altrove/Elsewhere è il titolo del Volume che il Consorzio Culturale del Monfalconese ha dato alle stampe nel marzo 2017, alla chiusura dell’omonima mostra, a cura di Paolo Malni, tenutasi presso la Sala Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia dal 29 novembre 2016 al 26 febbraio 2017.
I testi del Volume, in italiano e in inglese, riprendono in larga misura quelli della mostra, così come i materiali iconografici.

“Altrove” indica distanza e una condizione: quella percorsa e vissuta dai profughi della Venezia Giulia e del Confine Orientale in fuga dalle terre natìe attraversate, improvvisamente, dalla linea del fronte della Grande Guerra.
Quella grande tragedia che fu correttamente definita “suicidio d’Europa” inizia per le popolazioni del Litorale austroungarico all’esplodere dei colpi di Gavrilo Princip a Sarajevo il 28 giugno 1914: il feretro contenenti i corpi dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Este e della moglie Sofia che attraversa le strade di Trieste non è che il primo, oscuro presagio di ciò che sarebbe accaduto il 28 luglio successivo.

All’atto dell’attraversamento del confine con l’Impero austroungarico da parte delle truppe del Regio Esercito, il 24 maggio 1915, i paesi del Friuli e della Venezia Giulia si sono già svuotati dai maschi in età militare: arruolati nell’esercito Imperial-regio e inviati, spesso, “a lassarghe le scuzze sui Scarpazi”, come direbbero due scrittori triestini.
Nei paesi a ridosso di quella che di lì a poco sarebbe diventata la linea del fronte rimane la maggior parte della popolazione civile: donne, anziani, bambini e coloro che non erano ancora stati ritenuti abili alla visita di leva, nonostante il progressivo abbassamento degli standard necessari per l’arruolamento.

Da questo momento in poi, nell’arco di pochi giorni o alcune settimane – a seconda dei paesi, della loro vicinanza al fronte, del numero di abitanti e da altri criteri imponderabili – gli abitanti iniziano a conoscere un’esperienza che condizionerà le loro esistenze per molti anni a venire e li accomunerà agli abitanti dei confini orientali della Francia, del Belgio e delle sterminate pianure dell’est Europeo: la profuganza.

Il Volume analizza questo fenomeno europeo grazie ad un preciso apparato cartografico correlato da numerose fotografie che ritraggono efficacemente profughi delle più disparate regioni d’Europa in fuga dalla guerra. Pur diversi nell’abbigliamento risultano accomunati dalla tristezza degli sguardi, dal traballare dei carretti ingombri di masserizie, dalla “transumanza” di animali da fattoria al seguito. Dal ciabattare.

Il tema principale del Volume si concentra sulla vita dei profughi nei territori dell’Impero asburgico, la maggior parte del totale della popolazione, con un ampio focus sul campo profughi di Wagna, paese rurale nei pressi di Leibnitz in Stiria. Costruito inizialmente (1914) per accogliere 14000 profughi polacchi provenienti dalla Galizia, dalla fine di agosto 1915 iniziò ad accogliere i primi profughi di lingua italiana espandendosi almeno fino al 1916 raggiungendo i connotati di una vera e propria città.
Anche questa sezione è correlata da una ricchissima selezione di immagini d’epoca, la mappa del campo e degli approfondimenti su vari aspetti della vita dei profughi.

Una aliquota di popolazione rimasta nei paesi all’atto dell’occupazione militare, pur con numeri molto ridotti rispetto a coloro che vissero la profuganza nei territori dell’Impero asburgico, fu evacuata dal Regio Esercito nei territori del Regno d’Italia: il volume analizza alcuni aspetti dei loro destini.

Il volume si chiude con una sezione dedicata alle memorie di famiglia riguardanti questo oscuro momento del nostro territorio che ancora oggi rimane indelebile, sebbene lontano, nello spirito delle comunità che furono attraversate dalla linea del fronte della Grande Guerra nella Venezia Giulia e il Friuli Orientale.

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