di Pier Maria Miniussi


Walter Dusatti, Le parole de dentro, Ronchi dei Legionari, Consorzio Culturale del Monfalconese, 2025


Chi oggi prendesse in mano una delle prime copie de “La Cantada”, faticherebbe a riconoscere la rivista che da settant’anni accompagna il Carnevale monfalconese: più che dal formato gigante, dalla carta e dall’impaginazione, che le fanno assomigliare ad un quotidiano del tempo, sarebbe disorientato dai contenuti dei testi, seriosi per non dire intellettualistici e quasi tutti in italiano, e dalla mancanza delle vignette, punto di forza della “Cantada” di oggi. Su quelle pagine fanno eccezione le vivaci strofette in bisiaco di un giovane Walter Dusatti (Carneval, I sogni de Gildo, La maldicenza), che già dimostrano una felice disposizione per composizioni più complesse ed articolate della lirica breve.

In seguito Dusatti si è fatto apprezzare per le sue poesie di sapore intimistico, per le quali Del Missier ha coniato la felice definizione di “idilli elegiaci”, la cui fortuna ha lasciato in ombra molti altri testi di altra misura e altro contenuto. La pubblicazione in volume dell’intera opera poetica in dialetto di Dusatti permette di apprezzare anche questo aspetto poco esplorato della sua produzione e di rivalutare sotto una nuova luce lo stretto rapporto fra pittura e poesia che caratterizza la sua personalità artistica. Se infatti nelle “cartoline” l’impressionistica consonanza tra parola e immagine è un dato acquisito, non pare azzardato accostare le quartine delle prime “Cantade” alle le tavole, di recente riscoperte e valorizzate, disegnate in quegli stessi anni per il “Corriere dei Piccoli”, entrambe accomunate dallo stile fresco e brioso e dalla destinazione ad un pubblico giovane o giovanissimo.

Suggestivo si presenta poi, ad un primo sguardo, un parallelo fra la calligrafica cura con cui Dusatti realizza le sue nature morte ed il gusto particolare per l’ordinata e minuziosa disposizione della materia poetica delle poesie di più ampio respiro, quasi dei veri e propri racconti in versi (Putei, Ciani, 1937). A ben guardare, però, la concordanza concerne aspetti per così dire tecnici o formali della creazione poetica, poiché tele e testi restituiscono un ben diverso atteggiamento dell’artista: laddove infatti le pitture suggeriscono un senso di distacco impersonale dell’artefice dalla sua opera, nei versi si coglie immediatamente la sua presenza. Anche in queste poesie Dusatti aderisce infatti a pieno titolo agli stilemi della miglior lirica dialettale del Novecento, fondata sulla memoria e sull’autobiografia.

La memoria abbraccia non solo la vita del poeta, ma pure le vicende, i luoghi e le persone che hanno segnato la sua esistenza ed ai quali dedica composizioni insolitamente lunghe, quasi delle prose poetiche nelle quali si avvertono talora degli accenti crepuscolari, come in Balada, che rimanda al Gozzano di L’amica di nonna Speranza, o come in Le fragole dell’arciduca, immersa in un clima di decadenza materiale e di stanchezza esistenziale, quasi di esaurimento di un ciclo vitale.

In tutte il racconto di sé esclude l’insistito pessimismo esistenziale di Domini, le pulsioni vitali di Vittori o la tensione etica di Glavich, ma si esprime nei modi pacati di chi ha raggiunto un proprio equilibrio interiore e guarda con serenità venata di malinconia allo scorrere dell’esistenza. Introspezione e rappresentazione d’ambiente si raccordano dialetticamente e danno vita ad alcune delle liriche più belle, come la sapienzale Foie seche, come Strade, nella quale le vie del paese natale diventano metafora di fantasie e di aspettative infantili destinate fatalmente a restare deluse, o ancora come Al lastro, in cui la casa di famiglia è la silenziosa testimone di una piccola saga familiare. Attraverso il ricordo, la rievocazione ed il confronto fra il passato, ed il presente Dusatti esplora così una gamma di temi che spazia dagli affetti familiari (La passareta, A me fia, Insieme) all’intangibilità di obiettivi troppo ambiziosi quali la felicità (Al rusignol), per giungere agli echi leopardiani di Le parole de dentro, vera sintesi della sua poetica.