L’annata 1994 rappresenta un anniversario. La cupaggine provocata dal vicino conflitto che insanguina l’ex Jugoslavia stempera gli entusiasmi a riguardo di una Europa in continuo divenire, un “EST” che punta al “WEST” quantomai, forse illusoriamente, lontana dall’Europa di ottant’anni prima.
Eppure i Balcani tristemente (e nuovamente) in fiamme e alcuni reduci della Grande Guerra ancora in vita pongono quesiti.
Il Centro Culturale Pubblico Polivalente non è nuovo all’argomento della Grande Guerra e il “Quaderno del Territorio” N° 11 trae le sue origini dall’omonimo seminario “Scampare la Guerra” svoltosi presso la biblioteca di Fogliano Redipuglia nel dicembre 1991. Dato alle stampe nel 1994, il “Quaderno” non ha intenzioni revivalistiche neppure se pubblicato in un anniversario “a cifra tonda”. Tutt’altro.
Il titolo e il sottotitolo “Renitenza, autolesionismo, comportamenti individuali e collettivi di fuga e la giustizia militare nella Grande Guerra” riportano all’altra faccia della medaglia riguardante lo studio della Grande Guerra: quella opposta rispetto al lato eroico – fino ad allora sicuramente più studiato, analizzato ma non per questo più meritevole di essere raccontato.

Il volume, curato da Lucio Fabi, intende inoltrarsi su argomenti ritenuti fino a qualche decennio prima “scabrosi” quali la diserzione, l’autolesionismo e, più in generale, della “fuga dalla guerra”. Comportamenti che, come descritti sulla seconda di copertina, rappresentano un caso “limite della guerra di trincea, esperienza tragica ed in certa misura emblematica della Grande Guerra”.
Oltre all’intervento introduttivo di Lucio Fabi, omonimo al quaderno – un’efficace panoramica sulla Giustizia Militare e il Codice Penale del Regio Esercito Italiano comprendente dati e statistiche riguardanti i procedimenti penali sopra elencati la cui fredda precisione viene “stemperata” da testimonianze di numerosi soldati italiani – il volume contiene gli interventi di:
Antonio Gibelli: La fuga impossibile, a riguardo del triste fenomeno dell’autolesionismo e a quello meno cruento, ma punito con eguale ferocia, della simulazione. Infine una lettura sulla follia da stress post traumatico in un’epoca in cui non era contemplato dalla diagnostica medica degli eserciti;
Bruna Bianchi: L’isteria come fuga;
Aldo Durì: “Come la lepre nella neve”, sulla Giustizia Militare in Carnia;
Animali in Guerra: uno scatto panoramico d’epoca, composto da due fotografie, con in primo piano un cavallo e due cagnolini (probabilmente il medesimo ritratto in entrambi gli scatti in due diverse posizioni). Sullo sfondo un gruppo di bersaglieri appaiono impegnati a lavarsi in una roggia. Laconica, accanto alla riproduzione delle due lastre fotografiche, l’annotazione del Cap. Giorgio Oreffice del 20° Rgt. Art. da campagna riguardante i tristi destini della sua Fox Terrier Lola;
Irene Guerrini e Marco Pluviano: Il Memoriale Tommasi, su Decimazioni ed esecuzioni sommarie durante la Grande Guerra;
Pierpaolo Dorsi: La Giustizia Militare Austriaca nella Prima Guerra Mondiale, da I fondi dell’Archivio di Stato di Trieste;
Gianluigi Fait e Fabrizio Rasera: Storia di un fucilato;
Marta Verginella: La guerra è un’arte egoistica e crudele, sulle Esperienze di guerra negli scritti di soldati austro-ungarici di nazionalità slovena;
Paolo Malni: Via dalla guerra, su Le comunità dei civili;
Angelo Visintin: Il caso Giuliano su “Scampare la guerra” nel dopoguerra.